“Rosam cape, spinam cave – Cogli la rosa, attento alla spina”
– Gabriele d’Annunzio –
“Rosam cape, spinam cave – Cogli la rosa, attento alla spina”
– Gabriele d’Annunzio –
Il Castello di San Pelagio riposa nell’abbraccio di un meraviglioso parco di tre ettari, inserito nel circuito dei Grandi Giardini Italiani.
Durante la vostra visita, potrete respirare il profumo di mille rosai nel Giardino di Rappresentanza, fra le due ali della villa; visitare il Giardino Segreto e i suoi tesori; esplorare il Brolo, la Ghiacciaia, i Labirinti, e passeggiare lungo il viale di carpini secolari e intorno al romantico laghetto, ammirando gli esemplari originali di mezzi volanti.
Il parco del Castello è ricco di testimonianze storiche e naturalistiche.
GIARDINO DI RAPPRESENTANZA
Era il giardino principale della Villa con le quattro aiuole dove fioriscono le rose più profumate e al centro la vasca delle ninfee. Fioriture da marzo a settembre: Clematide Armandii, peonie, glicini, rose, ninfee, ortensie, oleandri, melograni da fiore, erba della Pampas. Alberi principali: Catalpa Bignonioides, Magnolia grandiflora, Diosporus cachi, Osmanthus Fragrans, Giuggiolo.
GIARDINO SEGRETO
Era il giardino famigliare, dove ricevere gli amici più intimi e dove coltivare anche le erbe aromatiche per uso culinario quali salvia, rosmarino e l’erba luigia. Fioriture da maggio a settembre: meli da fiore, glicini, rose, oleandri, gelsomini, Osmanthus Auriantiacus. Alberi principali: Tigli, Lagestroemia Indica, Bossi, albero dei tulipani, Tassi, Tuja, Tassodio, Magnolia grandiflora, Acero Platanoide, liriodendro.
BROLO
Anticamente indicava l’orto e il frutteto per lo più cinto da muro o siepe, è rimasto uguale. Fioriture da maggio a giugno: alberi da frutto, glicini, rose, clematidi, Philadelphus. Alberi principali: Biricoccolo, Noce, Fico, Melo cotogno.
CARPINATA-LAGHETTO
Rappresentava il passaggio verso la zona agricola della Villa. Fioriture da aprile a settembre: glicini, rose, salvie da fiore, gaure, ibischi, tamerici. Alberi principali: carpini, sequoia, alloro, betulla, frassino, corniolo, faggio rosso, Davidia involucrata.
GIARDINO DI RAPPRESENTANZA
CARPINATA
GIARDINO DI RAPPRESENTANZA
Barchessa luogo d’uso agricolo voluto da Paolo Zaborra, risalente al 1795 come testimonia l’iscrizione sull’arco centrale;
Torre Medievale Trecentesca appartenente all’antico sistema difensivo dei da Carrara, signori di Padova e successivamente inglobata dalla Villa
Salottino ottocentesco ambiente di raccordo tra il salone da ballo e i due giardini storici, pavimentato con una preziosa palladiana e decorato con scene campestri e castelli.
Sala Zaborra ambiente dedicato alla nobile famiglia proprietaria di San Pelagio dalla metà del ‘700 dove sono conservati ricordi di famiglia, l’albero genealogico e lo stemma nobiliare
Antica cucina veneta dove fu allestita nel 1917 la mensa ufficiali dei piloti del’87° Sq. La Serenissima
GIARDINO SEGRETO
Vasca termale in pietra, di forma ovale, probabilmente ad uso termale che risale al periodo Settecentesco.
Oratorio eretto a fine ‘700 come cappella privata in onore di san Michele Arcangelo; dal 1919 è invece dedicata alla Vergine Maria
CARPINATA
Ghiacciaia è una stanza sotterranea usata per la conservazione dei cibi, che durante la stagione invernale veniva riempita di neve e ghiaccio così che d’estate potesse assolvere la sua funzione di frigorifero;
Altare consacrato nel 1968, è dedicato alla Madonna di Loreto, protettrice degli aviatori
Peschiera antico bacino idrico della villa, poi utilizzata come piscina, oggi è dedicata al Vate dell’Oltrelimite
Il labirinto di San Pelagio da un lato ricorda i maliziosi labirinti delle Ville Venete, luoghi di giochi amorosi, dall’altro cita quello mitologico di Cnosso legato al mito di Icaro e quindi alla storia del volo umano, leit motiv del castello di San Pelagio.
“Come punizione per aver aiutato Teseo a sconfiggere il Minotauro, Dedalo viene rinchiuso nel labirinto di Cnosso con suo figlio Icaro. Per fuggire, Dedalo costruisce delle ali con piume e cera; tuttavia, malgrado gli avvertimenti del padre, Icaro si fa prendere dall’emozione del volo e si avvicina troppo al sole, il calore fonde la cera e lo fa precipitare in mare.”
Labirinto dedicato a Gabriele d’Annunzio, al centro un gioco di specchi allude al concetto di “doppio” e crea un senso di straniamento.
“Forse che sì, forse che no” è un misterioso motto che Francesco II Gonzaga aveva fatto iscrivere in un labirinto dipinto sul soffitto del suo palazzo; il duca di Mantova l’avrebbe tratto da una frottola amorosa (cioè una composizione di origine popolare). Qualche secolo dopo, il motto piacque anche a D’Annunzio, tanto che divenne il titolo di un suo romanzo.