VETRINA 2

VETRINA 2

OTTONE SPONZA  

?-1996 (?)

Triestino, di antica e nobile origine istriana (era nativo di Rovigno), Ottone Sponza entra a far parte della 278^ Squadriglia del 132° Gruppo Aerosiluranti, comandato dal maggiore Carlo Emanuele Buscaglia nel gennaio 1943. Partecipa a numerose missioni nel Mediterraneo orientale con base in Sardegna e nel giugno 1943 è tra i protagonisti dell’attacco alla base inglese di Gibilterra decollando dalla cittadina francese di Istres. 

Il 10 settembre 1943, due giorni dopo l’armistizio, Sponza si trasferisce insieme agli altri capi-equipaggio del 132° Gruppo dall’aeroporto di Littoria a quello di Siena-Ampugnano e il mattino dell’11 parte per la Sardegna dove la 278^ Squadriglia subisce un attacco da parte della caccia tedesca che le costa la perdita di tre velivoli. Sponza, capo-equipaggio di uno dei velivoli colpiti, riesce ad effettuare un ammaraggio mettendo in salvo l’equipaggio.

Dalla Sardegna, Sponza passa prima in Corsica e quindi in Italia riuscendo infine a raggiungere Trieste. In ottobre risponde all’appello del suo ex comandante, il capitano Carlo Faggioni che sta costituendo nell’ambito dell’A.N.R. il Gruppo Aerosiluranti.

A marzo 1944 il neocostituito Gruppo Aerosiluranti Buscaglia inizia la sua attività bellica e al largo di Nettuno attacca  alcune navi angloamericane in occasione dello sbarco di Anzio. Il 6 aprile, alcuni aerosiluranti Savoia Marchetti S.M.79 vengono intercettati e abbattuti da caccia nemici Thunderbolt per cui la missione viene sospesa e ripetuta la notte del 10 aprile. Sponza decolla con i Savoia Marchetti S.M.79 superstiti per un’azione di siluramento contro un naviglio nelle acque di Nettuno. Dei quattro aerei partiti, solo uno rientra alla base, due vengono abbattuti e il trimotore di Sponza, colpito e con i motori in fiamme, è costretto ad un ammaraggio di emergenza. Il velivolo di Faggioni si disintegra a contatto con l’acqua senza lasciare superstiti, mentre tutto l’equipaggio di Sponza è tratto in salvo da un mezzo da sbarco statunitense. Sponza viene fatto prigioniero dagli americani mantenendo fedeltà alla R.S.I. per poi essere internato nel campo di prigionia di Hereford, in Texas, da cui tenta ripetutamente di evadere. Al termine del conflitto viene rimpatriato insieme agli altri prigionieri di guerra che si erano rifiutati di collaborare, non accetta l’amnistia decretata dal governo americano e chiede di essere giudicato da un tribunale militare italiano che nel 1949 lo assolve. 

È autore del libro Nato per volare. Carlo Faggioni, asso degli aerosiluranti italiani, nel ricordo di un suo gregario dedicato al comandante Carlo Faggioni del 1° Gruppo Aerosiluranti Buscaglia

 

FRANCO BENETTI

1923-2015

Da giovanissimo Franco Benetti si appassiona all’aviazione tanto da coronare il desiderio di volare nel 1940 a 16 anni nel contesto delle attività sportive della Gioventù Italiana del Littorio. Pratica il volo a vela fino a conseguire il brevetto nel 1942 e prosegue con il servizio militare in Aeronautica.

Nell’aprile 1943 Benetti viene assegnato al 4° Corso “Cornacchia” e frequenta la scuola di volo senza però conseguire il brevetto di pilota militare. L’armistizio dell’8 settembre 1943, infatti, lascia l’intera Aeronautica nel caos più totale e i corsi presso le scuole di volo vengono interrotti. Benetti fa quindi ritorno a casa dove, la sera del 12 ottobre, viene raggiunto dall’appello radiofonico del colonnello Ernesto Botto che sta radunando i piloti perché rientrino in servizio nella neocostituita A.N.R. Le notizie delle città italiane bombardate dagli anglo-americani convincono Benetti a offrirsi volontario e così raggiunge la sede del comando della seconda zona aerea di Padova. La riorganizzazione dell’addestramento al volo degli allievi piloti non è immediata e solamente a inizio giugno 1944 Benetti viene trasferito in Piemonte presso la scuola di volo Accademia allievi piloti di Casabianca per riprendere gli allenamenti. Durante un attacco aereo del 17 agosto viene distrutta l’aviosuperficie con tutti i velivoli: si salva solo quello di Benetti, impegnato in quel momento in volo e fortunatamente ignorato dai caccia americani. Qualche giorno dopo l’attività dell’A.N.R. viene bloccata dai tedeschi durante l’operazione “Phönix” e Benetti si vede costretto a rinunciare ancora una volta a proseguire la sua formazione.

Con la ripresa delle operazioni in autunno, Benetti viene inviato presso la Luftwaffe Schule 14 di Holzkirchen, in Baviera. A inizio marzo 1945 fa ritorno in Italia e viene trasferito al campi di Osoppo e Aviano presso il Nucleo Addestramento del 2° Gruppo Caccia dove si addestra sui Messerschmitt 109 G12/R3 conseguendo il brevetto di pilota, ma la guerra sta volgendo al termine e Benetti conclude l’addestramento troppo tardi per partecipare in maniera significativa alle operazioni aeree, perciò gli unici voli che effettua sono quelli di copertura aerea di velivoli amici in atterraggio.

Dopo la guerra non fa più ritorno nell’Aeronautica Militare. È stato socio e consigliere della sezione di Venezia dell’Associazione Arma Aeronautica. 

Franco Benetti si è impegnato nel ricordare i colleghi caduti durante il conflitto e nel mantenere uniti i superstiti. Negli anni Novanta ha contribuito all’allestimento del Museo del Volo presso il Castello di San Pelagio preservando dalla dispersione testimonianze e cimeli storici.

 

AUSILIARIA SAF

La Repubblica Sociale Italiana istituisce per la prima volta uno speciale corpo femminile volontario per i servizi ausiliari delle Forze Armate Repubblicane, noto come Servizio Ausiliario Femminile (SAF). Il Servizio Ausiliario Femminile viene ufficialmente istituito il 18 aprile 1944 con il decreto ministeriale n. 447, come supporto allo sforzo bellico. Il comando è affidato al generale di brigata Piera Gatteschi Fondelli, già ispettrice nazionale dei Fasci di Combattimento Femminili.

Le appartenenti alla SAF, tutte giovani volontarie, devono avere un’età compresa tra i 18 e i 45 anni, devono essere animate da fede patriottica e non devono necessariamente essere iscritte al partito fascista. Dopo aver frequentato un corso di sei mesi presso le Scuole di Venezia e di Como, le ausiliarie vengono assegnate ai Corpi di destinazione per l’espletamento dei loro compiti: infermiere, dattilografe, telefoniste, marconiste, sarte, cuoche. Complessivamente il SAF istruisce in sei corsi di addestramento 4.500 ausiliarie, di queste l’A.N.R. ne ha alle sue dipendenze circa 800 assegnate a comandi, reparti, scuole, ospedali e convalescenziari. 

Nonostante siano considerate personale militarizzato con la qualifica di volontarie di guerra e durante i corsi siano addestrate all’uso delle armi, vige il divieto per le ausiliarie di utilizzare armi se non per legittima difesa perciò sono escluse dai battaglioni militari operativi. Per allontanare ogni pericolo di eccessiva mascolinizzazione viene adottata come uniforme una gonna a quattro veli anziché i pantaloni. Al contempo, per evitare una eccessiva femminilizzazione delle ausiliarie, è loro proibito l’utilizzo di cosmetici, la gonna deve essere lunga sotto il ginocchio e le calze vengono sostituite dai calzini. L’ausiliaria incarna l’ideale mitizzato di castità, di moralità ineccepibile, di sentimenti patriottici, di giovane donna pronta al sacrificio per la propria patria senza perdere per questo i tratti distintivi di femminilità.

Le ausiliarie assegnate a reparti operativi seguono le vicissitudini delle unità partecipando ai cicli di servizio in Lituania e in Germania con i Gruppi di Trasporto, in Italia e in Germania con i Gruppi da Caccia anche durante il periodo di addestramento. 

Molte hanno pagato con la loro vita la loro partecipazione alla guerra nelle file dell’A.N.R. Fino al 18 aprile 1945 le ausiliarie del SAF hanno avuto 25 cadute, 8 ferite e 7 disperse. Dopo il 25 aprile 1945 in centinaia sono state oggetto di atti di tragico scherno e vittime di omicidi, violenze, stupri e ritorsioni sulle famiglie.

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