GABY ANGELINI

GABY ANGELINI

Gaby Angelini (Susa, 24 settembre 1911 – Uadi el-Ghelta, 3 dicembre 1932)

Gabriella Angelini, detta Gaby, si interessa giovanissima di motori e di volo, passione maturata in seguito a una visita e a un volo di prova presso lo stabilimento della Breda, fabbrica milanese di aerei militari e da turismo.

Nel 1931, a 19 anni, consegue il brevetto di volo presso l’Aero Club di Milano, divenendo una delle prime aviatrici italiane. Subito dopo il brevetto partecipa a una gara aperta a entrambi i sessi: il Giro di Lombardia, dove si classifica settima. Durante l’estate 1932 Angelini decide di effettuare un raid europeo in solitaria, compiuto a bordo del piccolo aereo da turismo Breda 15, facendo tappa in varie città europee sorvolando in 25 giorni otto paesi europei: Austria, Cecoslovacchia, Germania, Danimarca, Svezia, Paesi Bassi, Regno Unito e Francia. L’impresa le procura un’improvvisa popolarità internazionale: al suo ritorno a Milano, viene accolta da una folla di curiosi e giornalisti che, alla stregua della stampa estera, l’avevano ribattezzata Little Gaby. La pioniera dell’aria, non ancora ventenne, riceve anche encomi ufficiali, a partire dal telegramma di congratulazioni inviato dal ministro dell’aeronautica Italo Balbo, sino a essere insignita dell’Aquila d’oro dal regime fascista. Il regime la incoraggia, al Duce piace dimostrare che le donne italiane non sono da meno delle straniere. 

Il successo dell’iniziativa la spinge verso un’impresa ancora più ambiziosa: un volo da Milano a Delhi, in India, promosso dall’Aero Club di Milano e fortemente pubblicizzato dal regime. Il 3 dicembre del 1932, durante la tappa Bengasi-Tobruk, preferisce attraversare il deserto libico, ritenendolo meno pericoloso, ma, a causa di una tempesta di sabbia, il suo aereo ha un’avaria e precipita nei pressi dell’oasi di Uadi el-Ghelta. La salma di Gaby Angelini, ritrovata dopo giorni di ricerca, viene riportata in Italia ed esposta all’omaggio pubblico a Milano nella Casa del Fascio. La sua fine, considerata da Benito Mussolini una sorta di scacco pubblico, cambia l’atteggiamento del regime nei confronti delle aviatrici: un paio di anni dopo la sua morte, Mussolini rifiuta l’ingresso alle donne nelle scuole di volo. 

Nel 1933, a cura della madre, esce postumo Il Diario di Gaby.

 

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